La pandemia da COVID-19 interessa il mondo intero da ormai circa un anno, comportando notevoli disagi dal punto di vista economico, sociale e sanitario.
Quale è la correlazione tra il virus e Legionellosi?

La Legionellosi è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila, normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contenente Legionella, oppure di particelle derivate per essiccamento.
È importante sottolineare che non è il virus in sé a determinare un maggiore rischio di contrarre la Legionella, quanto i lockdown e le chiusure correlate alla gestione della pandemia.
I viaggi sono limitati, come pure gli spostamenti ed è sempre più diffusa e utilizzata la pratica dello smart working. Alcune tipologie di strutture rimangono chiuse per molto tempo e tutto questo determina una ridotta frequentazione degli ambienti di lavoro, delle strutture per la cura della persona, turistico-ricettive e delle seconde case.
Questo comporta una riduzione dell’utilizzo delle utenze degli impianti idrici e quindi ristagno di acqua e sviluppo di biofilm, condizioni che favoriscono la colonizzazione e la proliferazione del batterio Legionella negli impianti.

Anche l’Istituto Superiore di Sanità ha ribadito tale concetto tramite il Rapporto ISS COVID-19 n. 21/2020 del 3 Maggio 2020, rivolgendosi proprio alle strutture turistico-ricettive e agli altri edifici ad uso civile e industriale scarsamente o non utilizzati durante la pandemia di COVID-19.
Cosa fare per la gestione e la prevenzione del rischio Legionella?
È opportuno adottare delle misure preventive, che si basano proprio sulla gestione delle utenze e dei punti di accumulo dell’acqua sanitaria.
Definiamone alcune, applicabili per le strutture che sono rimaste chiuse per più di un mese:
- verificare la corretta circolazione dell’acqua calda in tutte le parti del sistema idrico assicurando, al contempo, che la temperatura all’interno dell’accumulo o del boiler sia non inferiore a 60°C mentre quella misurata in corrispondenza del ritorno dagli anelli di ricircolo non scenda al di sotto dei 50°C;
- verificare che la temperatura dell’acqua calda, erogata da ciascun terminale di uscita, raggiunga un valore non inferiore a 50°C entro 1 minuto dall’apertura del terminale (evitando schizzi) e che la temperatura dell’acqua fredda non superi i 20°C dopo un flussaggio di 1 minuto. In presenza di valvole miscelatrici termostatiche, verificare che le suddette temperature vengano raggiunte dalle tubazioni che le alimentano;
- pulire, disincrostare e, all’occorrenza, sostituire tutti i terminali (docce e rubinetti) di acqua calda e fredda; flussare abbondantemente e disinfettare periodicamente con cloro le cassette di scarico per WC, gli orinatoi, i by-pass e tutti gli altri punti sulla rete.
Per per poter definire tuttavia un efficace piano di prevenzione è necessario effettuare una valutazione del rischio, che non può essere elaborata a priori, ma deve essere creata sulla base della tipologia di struttura e quindi di impianto idrico, ma anche di condizionamento, presenti.
È importante essere a conoscenza del fatto che la valutazione del rischio Legionella deve essere effettuata sulla base del Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile del 2008 e delle Linee Guida emanate dal Ministero della salute nel 2015.

L’Istituto di Analisi e Ricerche Labor Chimica si avvale di tecnici specializzati in grado di effettuare sopralluogo e stesura di Documento per la prevenzione e il controllo del rischio Legionella.
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Dott.ssa Laura Mencarelli
Responsabile scientifica Labor Chimica
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